Il Codice CER dei rifiuti, dove l'acronimo sta per “Catalogo europeo dei rifiuti”, è una tassonomia completa redatta in ambito europeo di tutti i rifiuti, pericolosi e non, finalizzata a diffondere una nomenclatura comune a tutti i paesi.
Come funziona il CER
Il Codice CER dei rifiuti è stato istituito dalla direttiva comunitaria 75/442 e recepito dall'Italia a partire dal 1° gennaio 2002. Il successivo decreto legislativo 152 del 2006 ha introdotto formalmente un elenco, costantemente aggiornato, delle categorie di rifiuti.
Il Codice conta oggi 839 voci suddivise in classi e sottoclassi.
Ogni voce infatti presenta sei cifre raggruppate due a due: ogni coppia indica un diverso elemento gerarchico nella tassonomia.
Ad esempio, il numero 02 01 03 indica gli scarti di tessuti vegetali, dove:
• 02 è la classe “Rifiuti prodotti da Agricoltura, Orticoltura, Acquacoltura, Selvicoltura, Caccia e Pesca, Trattamento e Preparazione di Alimenti”
• 01 indica la sottoclasse, “Rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca
• 03, infine, la categoria specifica, quindi (in questo caso) gli scarti di tessuti vegetali.
Come si utilizza il CER
Dev'essere il produttore di rifiuti ad inserire nella documentazione il giusto codice. Questo va inserito in tutti i modelli del Sistema Sistri, cioè nel formulario di identificazione dei rifiuti (FIR), nel registro di carico e scarico e nel Modello Unico di Dichiarazione ambientale (MUD).
I codici individuano due tipologie di rifiuti:
- I rifiuti non pericolosi, quelli per i quali non sono previste trattazioni di smaltimento specifiche.
- I rifiuti pericolosi. Vengono considerati tali sia quelli che lo sono per origine e che quindi vengono sempre definiti tali dalla normativa (con la conseguenza che, a livello italiano, meritano una trattazione legislativa particolare). Ma anche quei rifiuti la cui pericolosità dipende dalla concentrazione o presenza di particolari sostanze ma che, in assenza di questa (o se la percentuale è al di sotto di una soglia stabilita per legge), non rientrato più in questa categoria. Ne costituiscono un esempio le vernici che possono contenere o meno solventi pericolosi per l'uomo e l'ambiente.